Carissimi,
l’accesso dell’Africa ai vaccini è uno degli snodi cruciali per il contenimento della pandemia. Davanti a un’emergenza globale, l’unica risposta possibile deve essere globale. L’Africa non può restare esclusa. Serve un piano vaccinale. Oltre che giusto, il farlo è garanzia per la nostra sicurezza, perché solo così potremmo interrompere la diffusione del virus e delle sue varianti.
E i primi vaccini stanno arrivando. Carlos Agostinho do Rosario, capo del governo mozambicano, era entusiasta l’altro giorno nell’annunciare le prime 200mila dosi di vaccino arrivate nel Paese. E così vale anche per il Ghana che ne ha già ricevute 600mila e il Senegal 200mila. È l’inizio della speranza anche per il continente africano che, per avere una sufficiente copertura immunitaria, dovrebbe ricevere entro il 2021, almeno 1,3 miliardi di dosi vaccinali.
Queste dosi poi devono diventare “vaccini veri”. Prima di tutto per i tanti colleghi locali, medici, infermieri, ostetriche, e operatori di supporto del settore sanitario (amministrativi, autisti, addetti alle pulizie). Come abbiamo sperimentato anche per l’Italia, sono loro ‘il cuore’ attorno cui ruota tutto il sistema sanitario di un paese. Sono loro in prima linea, esposti al rischio maggiore nell’assistere e curare gli ammalati e nel combattere il virus. E sono pochissimi! Inizieremo dai più vicini, dai nostri colleghi, quelli che lavorano con noi, fianco a fianco, nei 23 ospedali, nei 127 distretti e nei tantissimi centri sanitari periferici, dai medici fino agli operatori di comunità. Sono circa 20.000 nei paesi dove lavoriamo, il 5% degli operatori totali del settore. Il nostro impegno, anche con il tuo aiuto, è di portare il vaccino prima di tutto a loro.
E infine le comunità dove vive la maggior parte della popolazione fino alle aree più remote e lontane. Ci sono cose molto concrete da assicurare e su cui lavorare: serve una logistica che funzioni compresa ‘la catena del freddo’ che garantisca i -3/-4 gradi necessari. E poi le siringhe, il cotone, l’alcool, la formazione del personale locale, tutte cose per nulla scontate. Fino alla sfida dell’accettabilità culturale da parte della comunità, che si supera solo con campagne di informazione come sperimentiamo ogni giorno. Abbiamo già una rete predisposta per fare tutto questo, fatta di auto, moto, generatori, pannelli solari, box frigoriferi, personale: tutto questo va potenziato.
Con il nostro stile. Non da super eroi tutto fare e capaci di tutto, con l’ansia di apparire ad ogni costo, ma di professionisti seri e affidabili, che si mettono al servizio dei bisogni e delle fragilità di sistemi sanitari già debolissimi prima della pandemia e che adesso rischiano di crollare. Essendo ‘con’, affiancando i nostri partner locali, a livello centrale come il Ministero della Salute, e a livello periferico, nei vari distretti e centri sanitari.
L’iniziativa concreta che vi proponiamo è questa: un contributo per la sfida di portare il vaccino a 20.000 colleghi, medici e operatori del settore sanitario dei paesi in cui siamo presenti in Africa. Ti chiediamo un contributo simbolico di 10 € per “far arrivare” 1 dose del vaccino. La sfida complessiva iniziale per un vaccino completo (due dosi), è di 400.000 euro, nella speranza poi di poter raggiungere molti altri.
È un appello che rivolgiamo a tutti. Singoli, gruppi, fondazioni, istituzioni pubbliche e di chiesa, media e partner internazionali, giovani e anziani: abbiamo bisogno di te. Solo insieme sarà possibile. Il prof. Alberto Mantovani ci accompagna, primo sostenitore del nostro appello.
È da poco rientrata una missione Cuamm dal Mozambico. Un giovane collega mozambicano, parlando con uno dei nostri medici italiani che ha già potuto beneficiare del vaccino, sommessamente gli ha confidato: “Beato te che sei vaccinato! Spero di poterlo essere presto anche io”.
Grazie di aiutarci, come potrete, è un vaccino per lui, ma anche per “noi”.
D.Dante Carraro – CUAMM